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Robot Made in Italy
dicembre 2012 archivio >>

CORRIERE.it - 7 Dicembre 2012

Un robot con le sembianze di bambino, capace di interagire con l’ambiente circostante. Massicci quadrupedi che corrono e portano pesi. Ma anche piccoli umanoidi alti qualche decina di centimetri giocatori di calcio, oppure polipi robotizzati per aiutare l’uomo sott’acqua. E’ questa la nuova frontiera dei “robot made in Italy”, che non hanno nulla da invidiare ai blasonati cugini del Sol Levante. Ma dietro a ogni piccolo passo e impercettibile movimento compiuti, troviamo la storia di un centro di ricerca del Bel Paese. Dove scienziati, tecnici informatici, fisici e matematici lavorano per fare dell’Italia un motivo di orgoglio nel mondo.

ICUB: IL CUCCIOLO DI ROBOT CON MILLE PAPA’
Fiore all’occhiello dei robot nazionali è iCub (fotogallery da 1 a 7). Alto 107 centimetri pesa 22 chili. Ha le sembianze di un bambino di circa 4 anni, con capacità di apprendimento dal mondo esterno. Un progetto tra robotica e neuroscienze che vede impegnati oltre mille ricercatori dell’IIT (Istituto italiano di tecnologia) di Genova, capofila di altre 10 Università italiane. In particolare, quest’anno, i ricercatori si sono focalizzati sulla pelle, composta da soffici strati di Lycra. Servono ad iCub per sentire la pressione esercitata sul corpo e interagire con gli umani attraverso il tatto. Occorreranno altri cinque anni perché le sue capacità cognitive trovino impiego nell’aiuto di anziani e disabili. Ma nasceranno fratelli di iCub cuochi e giardinieri.

HYQ: IL QUADRUPEDE FORTE E VELOCE
Pesa 70 chili ed è lungo più di un metro. Veloce e dotato di una forza “bestiale” (fotogallery da 8 a 14). E’ HyQ il robot quadrupede nato nei labs dell’IIT. Un “quattrozampe telematico” che potrà essere impiegato in calamità naturali come esplosioni, crolli e terremoti. Perchè comandato a distanza può accedere in luoghi pericolosi per l’uomo. La struttura in alluminio prevede l’inserimento di telecamere frontali per il monitoraggio ambientale e notturno, ma anche l’applicazione di arti e accessori come pinze e martelli per aprire varchi e spostare grandi pesi. Insomma un “minotauro robotizzato” del XXI secolo.

LA CARICA DEI MINI-ROBOT
Robovie-X, Kondo e NAO sono di bassa statura, alti meno di 70 centimetri con un peso contenuto in 6-7 chili, loro appartengono ai pigmei della robotica (fotogallery da 15 a 22). Sono i piccoli robot capaci di apprendere ed eseguire comandi, li stanno studiando agli IAS-Lab di Padova. Dotati di videocamera saranno in grado svolgere operazioni domestiche e intrattenere i bambini. Inoltre, in collaborazione con Università cinesi, stanno mettendo a punto Fuben. I suoi arti sono attivati da molle collegate a motori e riproducono la struttura dei muscoli umani.

OCTOPUS: IL POLIPO INVESTIGATORE
Invece alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa stanno progettando Octopus, il “robot polipo” (fotogallery da 23 a 26). Ha una struttura flessibile, con tentacoli soft che riproducono quelli di Madre Natura. Il suo habitat è l’acqua, dove nuota in modo sinuoso, dotato di speciali telecamere è strumento ideale per aiutare l’uomo nel monitoraggio di fondali e azioni di salvataggio. Utile anche nelle alluvioni e disastri marini, pensiamo ad esempio al naufragio della nave Concordia, quando era necessario ispezionare locali e stanze sommerse, non accessibile agli uomini.
twitter @utorelli
Fotogallery di Corriere.it

CORRIERE ECONOMIA
UN ROBOT A CACCIA DI UN MILIARDO DI EURO

Si chiama RobCom ed è l’unico progetto italiano di robotica avanzata tra sei finalisti (su 26 partecipanti), selezionati dall’Unione Europea nell'ambito del Settimo Programma Quadro. In palio per due di loro ci sono finanziamenti per un miliardo di euro ciascuno, da distribuire nell’arco dei prossimi dieci anni. Capofila del progetto sono l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dopo avere presentato nei giorni scorsi a Bruxelles la versione definitiva del progetto, attendono per inizio del 2013 il responso finale per dare il via ai lavori. Le due istituzioni italiane sono state scelte per guidare un consorzio composto da 70 fra università e istituti di ricerca europei, con il supporto di altre 140 fra agenzie pubbliche e industrie internazionali.

L’obiettivo, ambizioso, ma alla portata dei nostri ricercatori è quello di realizzare entro il 2020 un “robot amico” per aiutarci a vivere meglio. Attuando così un sistema di “welfare sostenibile” che risulterà compatibile con l’innalzamento delle aspettative di vita della popolazione, ma rispettoso delle esigenze di contenimento delle spese. Molteplici i settori di intervento di RobCom, che sta per Robot Companions for Citizens. Si spazia dal campo medico per la cura e prevenzione di numerose patologie, al supporto quotidiano per gli ambienti in cui viviamo.

Ma sarà anche di aiuto per l’esplorazione di luoghi pericolosi, rendendo più sopportabili i lavori di “fatica” che richiedono l’uso di forza fisica. L’IIT con sede a Genova (1087 tra ricercatori e personale tecnico) e la Scuola Superiore Sant’Anna, entrambe leader nella ricerca robotica, vedono impegnate nel progetto università, centri di ricerca e industrie di eccellenza nazionali. Tra le altre spiccano il Cnr, l’Università campus bio-medico di Roma, le Università di Parma, Pisa e Federico II di Napoli, la Scuola internazionale di Studi avanzati di Trieste ed ST Microelectronics.

«RobCom ci pone di fronte a una grande sfida – dice Roberto Cingolani, direttore scientifico IIT - trasferire in una generazione di nuovi robot i principi naturali che stanno alla base degli organismi viventi, per creare compagni capaci di essere d’aiuto agli esseri umani». La sinergia tra IIT e Sant’Anna è stata sancita da un accordo strategico firmato a luglio 2012 alla presenza del Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. L’assegnazione del progetto rappresenta una concreta opportunità di consolidamento della leadership italiana nella ricerca robotica mondiale.
twitter @utorelli









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