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Una carriera da running manager
dicembre 2009 ↓ scarica pdf archivio >>

«La corsa è una fedele rappresentazione della vita. Delle difficoltà e problematiche di ogni giorno. Di come ci prepariamo per raggiungere obiettivi e superare ostacoli. I maratoneti dicono che il difficile non sia correre i primi 42 chilometri, bensì gli ultimi 195 metri». A parlare è Franco Moscetti, il pimpante 57enne amministratore delegato di Amplifon. Lui quella di New York la corre in 4 ore, un tempo di tutto rispetto, degno di atleti professionisti. Per questo si allena con scrupolo. Ogni mattina alle 6,30, estate e inverno, bello o brutto tempo che sia. Un’ora di corsa intensa prima di sedersi alla scrivania. Nel weekend la distanza tocca 25-30 chilometri. Affronta il running come il lavoro: «parto sprintoso e ardito, poi a metà gara inizio ad avvertire la fatica e maledico il momento in cui ho deciso di cominciare. Ma mi faccio coraggio e supero la crisi. Alla fine arrivato felice al traguardo penso a quando correrò la prossima».

Manager di successo e runner, ci racconta come ha iniziato?
«Da giovane, a livello amatoriale, per combattere una forma d’asma. Sono di Tarquinia, quindi gli allenamenti li facevo dentro e fuori le mura. La prima maratona di Roma l’ho corsa nel 1972. Ma poi per ragioni di lavoro per alcuni anni ho smesso. Nel 2004 ho avuto un incontro folgorante con Gianmario Tondato Da Ruos, l’amministratore delegato di Autogrill. Dopo avere scoperto molte cose in comune e di abitare vicino, abbiamo deciso di ricominciare a correre dandoci appuntamento il sabato mattina».

Ho visto su Internet che avete fondato un Club per runner. Come è andata?
«Il passa parola ci ha fatto allargare il giro, a ogni allenamento trovavamo una faccia nuova. Allora abbiamo messo in piedi il TurboLento Running Club Milano. Oggi siamo una cinquantina di manager e professionisti, ci alleniamo tutti i giorni. Prima di iniziare il lavoro. Abbiamo scoperto che esiste più creatività in una corsa in mezzo a un bosco, che non dieci riunioni di brain storming. Il running è importante non solo da punto di vista fisico e sportivo, ma avendo avuto la fortuna di trovare aggregazione con interessi comuni, ogni volta è come facessimo un workshop. Parliamo di strategie aziendali, dei mercati esteri, di problemi occupazionali. Spesso ci scambiamo risorse umane. Il running diventa un modello di vita».

E per quanto riguarda studio e lavoro?
«Tutte le mattine prendevo il pullman per andare alle superiori a Civitavecchia, all’Istituto Tecnico. Poi mi sono iscritto a Giurisprudenza, ma dopo quattro anni ho iniziato a lavorare ed è stato così appassionante che a pochi esami dalla laurea ho smesso. Primo impiego nel ‘73, in Air Liquide, come mansione: “viaggiatore piazzista di seconda categoria”. Vendevo ossigeno, azoto e i gas dell’aria per applicazioni dall’alimentare, alla chirurgia, alla farmaceutica, all’elettronica. Il contratto era quello tipico del venditore. Un fisso mensile per le spese più le provvigioni di quello che vendevo».

Dunque il runner Moscetti ha iniziato dal basso, facendo la gavetta come tanti comuni mortali?
«Esatto. Da livello zero. Prima ho iniziato a viaggiare su e giù per Lazio e Toscana con la vecchia Opel Kadett di mio padre. Dopo qualche busta paga ho comprato una mitica Renault 5, chiedendo un prestito a Bankamerica. Mi sembrava di toccare il cielo. Un mezzo proprio a 24 anni e un lavoro sicuro. Quando sono passato al contratto dei chimici ho fatto festa per una settimana. Poi via alla carriera commerciale».

La scalata per entrare nel mondo dei manager è stata rapida?
«Diciamo di sì. Ho avuto presto incarichi amministrativi e nel 1989 sono stato nominato direttore Generale di Vitalaire Italia, società specializzata nei servizi di assistenza domiciliare. Nel 1999 sono passato A.D. di Air Liquide Italia e due anni dopo mi sono trasferito a Parigi con la responsabilità della divisione ospedaliera. Alla fine sono approdato in Amplifon a dicembre 2004. Ho ricevuto l’Ambrogino d’oro dal sindaco Albertini. Guardando indietro, dico spesso che la vita mi ha dato molto. Forse di più di quanto meritassi. Però ho avuto la fortuna, peraltro cercata, di essere al momento giusto nel posto giusto».

Da piazzista ad amministratore delegato di una grande azienda, che cosa ha imparato?
«Quando avevo 1700 dipendenti, 450 erano ingegneri plurilingue con tanto di master. Ma quando aprivo la porta dei loro uffici troppo velocemente alle 2 del pomeriggio, li svegliavo. Perché dormivano in piedi. Così ho capito che avevo una marcia in più. Oltre alla leadership, un po’ di determinazione, un pizzico di ambizione e l’umiltà di ascoltare gli altri. Poi la mia attività commerciale da giovane mi ha formato per avere rapporti con tutti: belli e brutti, simpatici e antipatici. Questo con il running sono state la mia grande palestra di vita».

Mr Moscetti manager viaggia molto. Come sceglie alberghi e location?
«I criteri di scelta sono differenti secondo il tipo di viaggio: per lavoro o svago. Nel primo caso è importante il rapporto qualità-prezzo, la comodità di location, l’organizzazione e le infrastrutture, meglio con la presenza di una buona palestra. Se sono della catena Mariott è meglio, altrimenti vada per uno degli altri, tanto in genere si tratta di cloni. Quando invece mi muovo per vacanze e svago, in compagnia di mia moglie, mi piace essere trattato bene. Coccolato. Allora prediligo gli hotel sfiziosi, per intenderci non quelli dove arriva la massa dei “nuovi russi”, o quelli con la puzza sotto il naso».
Ci dice i nomi di qualche hotel italiani che predilige?
«Per l’atmosfera e il trattamento signorile senza dubbio il San Domenico di Taormina. Quando siamo a Capri la scelta cade sul Tiberio Palace. E’ vicino al centro, ma allo stesso tempo tranquillo. Non manca una comoda e bella terrazza e il ristorante con ottimo chef. A Venezia il Bauer, per la qualità del servizio, l’atmosfera magica della laguna, ma anche la presenza di una buona Spa. Infine se capitiamo a Roma l’hotel de Russie, vicino a Villa Borghese. Per la splendida terrazza, diciamo un angolo di paradiso nel paradiso della Città Eterna».

AMPLIFON in pillole
Nasce in Italia nel 1950 per iniziativa di Algernon Charles Holland, come società specializzata nella distribuzione ed applicazione di apparecchi acustici. A partire dagli anni ’90 Amplifon sceglie di puntare e investire sul servizio al paziente, che diventa il vero “core business”. L’anno successivo si quota in borsa e diventa Spa. Nel nostro paese è leader con il 46% di quote di mercato, le audioprotesi sono presenti in 400 negozi e 3000 centri assistenza. A partire dalla sua fondazione sono oltre 1 milione le persone che affidandosi ad Amplifon hanno riacquistato la gioia di sentire.






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