L'arte che usa i rifiuti
febbraio 2012
↓ scarica pdf
archivio >>
Occorrono
500 anni prima che una comune bottiglia di plastica venga distrutta dall’acqua di mare. Va meglio per un contenitore di polistirolo, perché ne bastano una sessantina. I giornali invece, sono in vetta alla classifica come campioni di smaltimento. Un quotidiano come quello che state leggendo si dissolve “si fa per dire”, in sole otto settimane. Viviamo in un mondo contornato da rifiuti. In Italia ne produciamo ogni anno 32 milioni di tonnellate, equivalente secondo i dati Ispra a circa
1,4 chilogrammi giornalieri per ogni abitante del Belpaese. Che fine fanno? In buona parte vengono bruciati dagli inceneritori per produrre energia. Oppure trasformati in materie prime da riusare per nuove produzioni.
Ma qualcuno ha trovato un modo originale per il riutilizzo. Infatti quanto scartiamo ogni giorno, può essere riciclarlo per produrre oggetti creativi. Così cartone, plastica, contenitori del latte, cassette di legno, ceramica e alluminio, la lista è lunga, si trasformano in opere d’arte. E’ quanto accaduto a
Caterina Tosoni, un’artista milanese che dopo un percorso legato alla scultura e pittura paesaggistica, inizia a inserire nei quadri alcuni elementi di riciclo. Un’idea venuta una decina di anni fa: «mentre ero in spiaggia ho visto galleggiare sulle onde degli oggetti di plastica, così ho pensato che potevano diventare materia prima per opere d’arte». Tornata in studio, abbandona presto tavolozza, pennelli e colori per sostituirli con oggetti di plastica di uso quotidiano. Così uno degli elementi più inquinanti del pianeta diventa strumento artistico, per descrivere il rapporto conflittuale tra uomo e natura. «Un modo diverso – spiega la Tosoni - per fargli rivivere una seconda vita».
Chi meglio del web, può venire in aiuto agli artisti che vogliono esporre le loro opere? Il sito di riferimento è
www.riciclarte.it. Un portale ideato dalla web agency bolognese Mollusco & Balena, che mette a disposizione gallerie virtuali. A titolo gratuito. «Unica condizione per esporre online – spiega sono i promotori dell’iniziativa - è che si tratti di opere realizzate con materiali di recupero». Un’idea partita dieci anni fa a un’edizione del “Ricicla” di Rimini, la Fiera del riuso. Adesso nelle numerose pagine vengono ospitati oltre cento artisti, presenti su Internet con opere originali.
Come la modenese
Simona Negrini che predilige l’uso di materiali riciclati per creare eco-gioielli vintage, modellati con fili di plastica, stoffe di vestiti dismessi e materiali ferrosi. Interessante la scelta di
Ivano Vitali. Dal 1996 ha scelto la carta di giornale come materiale per le sue creazioni. Predilige in particolare i quotidiani che macera per ricoprire libri, costruire sacchi e sacchetti di diverse dimensioni. Ma anche realizzare collezioni di vestiti e costumi.
Non bisogna però essere artisti per dedicarsi al riciclo d’arte. Consigli e spunti arrivano dal sito
www.ioricreo.org. Nome di un’associazione genovese, nata nel 2007 da due studenti universitari interessati a condividere conoscenze nell’ambito del riutilizzo. L’obiettivo è promuovere e incentivare la cultura del recupero creativo. Nelle pagine web si trovano centinaia di idee “sull’uso del disuso”. Avete tra le mani un vecchio telefonino e non volete disfarvene? Niente di meglio che trasformarlo in termometro digitale. Con foto e descrizione viene spiegato come modificarlo per raggiungere l’obiettivo. Vi sono rimaste bottiglie di vetro del brindisi natalizio e lampadine colorate? Nel sito viene detto come trasformarli in lampade decorative.
Non parliamo poi della plastica. Vera protagonista del riciclo “fai da te”. Dai cesti portaoggetti fatti con bottiglie, ai giardini verticali interrati in contenitori di plastica e alluminio. Lungo e vario l’elenco: fogli di riviste che fatti a strisce e annodati diventano cestini, cartoni trasformati in custodie per notebook, vecchie musicassette di plastica che diventano porta-cellulari. Con il web 2.0 chi ha idee per il recupero si faccia avanti. Fantasia e contenimento degli sprechi non hanno limiti.