Leonardo Chiariglione: papà Mp3
ottobre 2011
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Ogni giorno sul web vengono scambiati miliardi di contenuti audio-video. In gergo tecnico i file che transitano da Pc, smartphone e tablet si chiamano
Mpeg: acronimo di Moving picture experts group. Il nome deriva dal gruppo di esperti mondiali che da un quarto di secolo stanno traghettando il vecchio mondo analogico verso quello digitale. Ma in pochi sanno che è merito della mente fervida di un italiano. Il torinese
Leonardo Chiariglione. Grazie alla sua intuizione possiamo ascoltare le nostre compilation preferite su iPod e riproduttori Mp3. E guardare video clip sul telefonino e filmati di YouTube sull’iPad. Lui ha messo a punto procedure e algoritmi per comprimere i file e poterli trasportare su Internet. E’ conosciuto più in ambito internazionale che nel Bel Paese. Nel 2000 viene inserito da Time, unico italiano, nei 25 personaggi più influenti del mondo digitale.
Nato ad Almese alle porte di Torino si è prima laureato in ingegneria elettronica, poi ha ottenuto nel 1973 un dottorato in comunicazione all’
Università di Tokyo. Ecco perché il giapponese compare tra le cinque lingue che parla correntemente. Segue poi una lunga carriera nei prestigiosi laboratori di ricerca dello Cselt. Ma come è nato l’Mp3? Noi lo abbiamo incontrato a casa sua, sulle colline della bassa Val Susa. Racconta: «l’idea mi è venuta a fine anni’80, quando Pc e multimedialità muovevano i primi passi. Ero convinto che nel mondo digitale di musica e immagini dovesse prevalere uno standard universale». Così nel 1988 una ventina di “cervelloni” provenienti da tutto il mondo si incontrano a
Ottawa, in Canada. Danno vita al primo gruppo di lavoro che pone le fondamenta dell’Mpeg.
E come voleva Chiariglione, da allora presidente del comitato, partono col piede giusto. Ponendo i primi mattoni per lo sviluppo di uno standard aperto. Così nel corso degli anni ’90 nascono le diverse versioni dei formati Mpeg. Insieme definiscono le regole che saranno poi usate dalle aziende elettroniche per veicolare i contenuti audio-video sui dispositivi digitali. Alla base degli studi troviamo una serie di
algoritmi matematici da cui partire per scrivere i software di compressione. Con un solo obiettivo. «Ottimizzare la memoria occupata, quindi la banda di trasmissione e il tempo necessario per il download dal Web. Mantenendo però la
qualità della riproduzione confrontabile con quella dei Cd». Alla fine ci riescono con un buon compromesso. Perché un brano musicale occupa 4-5 MegaByte di memoria per ogni minuto di riproduzione.
Dell’immensa mole di lavoro realizzata dal gruppo Mpeg fino a oggi rimane un unico lato oscuro. I file Mp3 scaricati mancano di un sistema per la protezione dei diritti d’autore. Ecco perché, a livello mondiale, quasi il 90% dei contenuti scaricati da Internet e scambiati peer to peer (P2p) risulta “piratato”. Qui l’atteggiamento di Mr.Chiariglione è preciso. «I diritti d’autore digitali sono sacrosanti e vanno tutelati, come quelli analogici». Allora, che cosa si può fare per il futuro? Una ricetta lui la avrebbe.
«
Archiviare sul cloud i contenuti audio-video, con un sistema di cifratura comune». Così l’utente li può acquistare online e fruirne sul tutti i dispositivi digitali in suo possesso. «A decriptare i contenuti sarà poi un microchip che riporta in chiaro musica e filmati». In pratica un mini-decoder da integrare all’interno dei riproduttori. Un sistema a basso costo che aiuterebbe i piccoli editori e autori per pubblicare direttamente le loro opere su Internet. Ma come è facile intuire le major mondiali fanno resistenza, perché cambierebbe in modo radicale il sistema di distribuzione.
Oltre a questo il vulcanico Chiariglione, assieme al team di esperti, ha in fase di studio due nuovi standard audio. Il primo si chiama
Usac, acronimo di Unified speech and audio coding. Rappresenta il futuro della radio digitale. Perché eliminerà l’inconveniente della riduzione di qualità sonora, quando nel corso di una trasmissione il parlato si sovrappone alla musica. «Poi abbiamo iniziato lo studio dello standard audio da applicare alle televisioni di grande formato a schermo piatto». Infatti gli esperti Mpeg stanno scrivendo le procedure perché i suoni vengano riprodotti in modo circolare, creando gli effetti speciali a cui siamo abituati nelle sale cinematografiche. «Sarà come avere 22 altoparlanti in salotto». Parola di Leonardo Chiariglione.
LA CARICA DEI 500. RIUNITI 4 VOLTE ALL’ANNO PER DECIDERE I NUOVI STANDARD DIGITALI. LAVORANO IN UN NETWORK GLOBALE
Il gruppo di lavoro Mpeg stabilisce i formati digitali audio-video. Dal 1988 anno della fondazione si riunisce ogni tre mesi in diversi posto del mondo. A presiederlo è Leonardo Chiariglione. Tra assemblee plenarie e team di esperti il gruppo lavora ogni volta un decina di giorni. Alla prima riunione di Ottawa nel maggio del 1988 erano una ventina tra fisici, ingegneri e informatici. All’ultimo incontro di
Torino a luglio 2011 hanno sfiorato i 500. Durante le riunioni si discute sia di aspetti tecnici e normativi, sia delle modifiche da apportare.
Nei primi anni le specifiche vennero redatte su carta, utilizzando un linguaggio formale “umano” arricchito da schemi a blocchi. Successivamente i documenti sono stati scritti in linguaggio di programmazione
C++ e Java. Ed è proprio partendo da queste linee di programma che sono nati i software per comprimere i file. Dopo il 2000, con l’avvento della banda larga, i membri del gruppo operano in un network globale con due vantaggi. Evitano di stampare per ogni riunione circa 1 milione di pagine, ma soprattutto si scambiano commenti e riflessioni in tempo reale. Adesso anche con smartphone e tablet.