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SPECIALE Orologi - Il tempo del Pc
maggio 2010 ↓ scarica pdf archivio >>

La misurazione del tempo e il mondo digitale sono sempre andati a braccetto. Un felice connubio iniziato negli anni ’50 con i primi computer a valvole. Giganti elettronici che occupavano intere stanze, per farli funzionare occorreva l’energia di una piccola centrale termica. Ma con memoria e potenza di calcolo con i quali, a mala pena, oggi faremmo suonare un lettore Mp3. Quello che molti non sanno, è che la cadenza con cui venivano elaborate le singole operazioni elementari veniva scandita da un clock al quarzo. Con frequenza di lavoro di 100 KiloHertz. Negli anni’70 sono apparsi i primi personal computer, per intenderci i vari Apple][, Atari e Commodore. Ebbene, facevano “di conto” grazie a un clock, la cui frequenza nel frattempo era salita a 1 MegaHetz, cioè un milione di pulsazioni al secondo.

Erano le operazioni elementari eseguite da primi microprocessori, come l’8080 progettato nel 1971 dal vicentino Federico Faggin. Arrivò in Silicon Valley dopo che la sua idea fu ritenuta “rischiosa” dagli investitori del nostro paese. Invece, una certa Intel gli diede fiducia e prese il via l’era del Pc. Alla base dei nuovi sistemi informatici un concetto rivoluzionario: un unico processore programmabile per compiere operazioni differenti. «Purchè – come spiega Faggin – sincronizzate da un orologio interno che ne registrava la giusta sequenza temporale». Ancora una volta le vibrazioni di un microscopico quarzo, racchiuso in una piastrina metallica, scandivano l’ora del computer.

Buffo ricordare che sul monitor non compariva alcuna indicazione di tempo. Bisognerà aspettare Mr.Bill Gates con la sua trovata, nonché fortuna economica, di gestire il computer attraverso un sistema operativo chiamato Dos (disk operating system). L’utente poteva digitare la stringa di caratteri c:\> time. In risposta sulla riga inferiore dello schermo tutto nero, compariva in lingua inglese Current time: 11.39.24, 07. Era il primo esempio di interfaccia uomo macchina. L’umano chiedeva e il computer, a modo suo, rispondeva con l’ora esatta.

Un cambiamento si è avuto negli anni ’90, con l’arrivo di Windows 95. Il software che introduceva i concetti di menu e interfaccia grafica. Le istruzioni su schermo nero si trasformarono in un riquadro tutto blu. Dove compariva un orologio analogico con lancette in movimento. Un grande passo avanti. E poi, per la prima volta, era disponibile un programma che teneva conto dei fusi orari e del cambio automatico dell’ora legale. Due importanti caratteristiche che non ci hanno più abbandonato. Da allora il Pc si è adeguato con rapidità a esigenze e mode. Con i software Vista, e adesso Windows 7, l’ora si visualizza cambiando forma e tipo di orologio: da quello per cucina al piccolo cucù.

Ma anche curiose imitazioni di modelli griffati, con la personalizzazione del desktop. Fino ad arrivare a complessi sistemi che indicano l'ora siderale, quella regolata sulla rotazione della Terra rispetto alle stelle fisse. Dunque sulle coordinate locali (la longitudine), calcolate in modo automatico dal Pc rispetto al meridiano di Greenwich.
Nell’era digitale non potevano mancare proposte per calcolare il tempo con nuove modalità. E’ il caso dell’internet time. Introdotto nel 1998 dalla Swatch come originale sistema decimale, alternativo a quello sessagesimale. Così al posto di ore e minuti, il giorno di 24 ore è stato diviso in 1000 unità elementari chiamate "beats". Ciascuna dura 1 minuto e 26,4 secondi. Un valore identico al minuto decimale introdotto durante la rivoluzione francese.

Swatch progettò diversi orologi che oltre all’ora tradizionale visualizzavano l’internet time. Anche produttori di telefonini come Ericsson misero sul mercato alcune serie con integrato nel display il tempo digitale. Cnn per un breve periodo condivise l’idea del tempo lineare visualizzando durante le trasmissione la doppia ora. Tuttavia l’idea Swatch, nel corso del nuovo millennio, non ha incontrato i favori del grande pubblico. Ed è finita nel dimenticatoio. Il metodo inventato dai babilonesi tre mila anni fa, di suddivider le ore in 60 minuti da 60 secondi ha il sopravvento sul beats digitali.







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